Data: 31/03/2006 - Anno: 12 - Numero: 1 - Pagina: 15 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
Letture: 1226
AUTORE: Giovanni Bove (Altri articoli dell'autore)
Il discorso sulle detrazioni fiscali coinvolge tanti aspetti che possono tornare utili ai nostri lettori. Alcuni mi domandano se, in caso di figli residenti fuori sede per motivi di studio, possano essere considerati a carico. La normativa fiscale non lo prevede, in quanto per aver diritto alla detrazione per figlio a carico, occorre che si verifichino entrambe le seguenti condizioni: Figlio convivente, non importa il limite di età; in possesso di reddito inferiore a € 2.840,51. Pertanto deve intendersi negata la possibilità di considerare a carico il figlio residente fuori sede, anche se senza redditi propri o con redditi inferiori alla suddetta soglia. Il caso di specie merita comunque attenzione da un punto di vista meramente sociale: si pensi infatti a quei casi in cui, con enormi sacrifici, le famiglie si accollano spese non indifferenti per acquistare appartamenti nelle città sedi universitarie in modo da consentire ai figli di studiare a casa propria ed eventualmente di stabilirsi nella stessa città una volta terminati gli studi. In effetti i figli godono di redditi derivanti dal lavoro dei genitori che, in qualche modo dovrebbero essere agevolati fiscalmente dallo Stato a fronte di questi sacrifici che affrontano. Non sarebbe male consentire di portare in deduzione anche le somme erogate per il mantenimento dei figli all’università, soprattutto per coloro che sono costretti a lasciare la propria residenza per conseguire l’agognato titolo di studio. E, sull’onda di tale discorso, magari consentire adeguate detrazioni fiscali per coloro che sono costretti a quei famosi “viaggi della speranza”, che costringono molto spesso i cittadini residenti in regioni sanitariamente disagiate a recarsi in altre regioni più attrezzate per risolvere problemi di salute. In barba a chi afferma che l’Italia è tutta uguale, dalle Alpi alla Sicilia |